ANAGNI - Ancora nubi nere si addensano sull'Ospedale di Anagni. E' di ieri la notizia che la dirigenza ASL avrebbe ordinato il trasferimento di ulteriori cinque infermieri, con un'aggravio delle difficoltà nella gestione soprattutto del Punto di primo soccorso.
E mentre si continua a non rispettare la sentenza del Consiglio di Stato del 2010 che ha ritenuto illegittima la chiusura del nosocomio anagnino, depauperandolo di fatto, diventa sempre più preoccupante la vicenda politico-aziendale, legata all'approvazione del piano aziendale regionale.
"Il nuovo Piano 2013-2015 è, per dirla con una parola, illegittimo". E' il giudizio perentorio dell'avvocato Simone Dal Pozzo che rappresenta legalmente, nella battaglia per la riapertura dell'Ospedale, il comitato Salviamo l'Ospedale di Anagni (foto d'archivio di manifestazione protesta).
In una nota l'avvocato Dal Pozzo (foto in basso) spiega: " Ancora una volta il commissario (Vincenzo Suppa ndr) commette lo steso errore di tre anni fa che certamente non può superare riducendo a poche pagine il suo contenuto, rispetto all'enciclopedico programma operativo del 2010.Nessuno può più credere neanche al fatto che tutto è imposto dal commissariamento se non chi non conosce le norme. La legge 191/2009 gli consentiva di concordare un nuovo piano di rientro ridando così la parola al Consiglio Regionale. Non lo ha fatto e ora deve assumersi la responsabilità di una gestione disastrosa.
La manovra dei tagli doveva servire per
risparmiare e per garantire agli abruzzesi i livelli e invece ci
troviamo di fronte ad una spesa che cresce e a serie, gravi difficoltà
per i cittadini di accesso ai servizi.
Il problema è che i servizi (tanto quelli
ospedalieri a causa dei tagli, quanto quelli territoriali) non esistono e
questo ha fatto incrementare anche la mobilità passiva.
Se ci si ricovera e ci si fa curare fuori regione
è semplicemente perchè qui non si danno risposte. Ma i costi sociali
chi li considera?
Quanto alla storia degli ospedali -prosegue la nota di Dal Pozzo - probabilmente
ci si sta rendendo conto che la battaglia legale che continua ancora,
era ed è per difendere non questo o quel piccolo presidio, ma una sanità
che possa ancora dirsi "uguale per tutti". Nessun vincolo economico può
determinare una disparità di trattamento tra i residenti nelle varie
aree geografiche della regione.
Al Commissario sfuggono non pochi dei principi di
diritto e di buon senso posti a base dell'organizzazione del servizio
sanitario: competenza, partecipazione, universalità, uguaglianza.
E' ridicola, poi, la manovra di questo novello
"cunctator" che forse teme di fare quest'ultimo passo e attende che
qualcuno corra a salvarlo. La tecnica della guerriglia - conclude il legale del comitato - fatta dei
numerosi decreti sfornati uno dopo l'altro (e senza una logica di
insieme), però, non ha fiaccato le forze di chi, come noi, ha vigilato e
vigila e diffida, sin da ora, dall'approvare un documento che continua
nella politica del taglio e dell'autoritarismo.
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