ROMA - Non sarebbe tassativo il termine di 90 giorni dallo scioglimento del Consiglio Regionale per tornare al voto nella Regione Lazio: il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri attribuisce un valore di precedente alla precedente esperienza del 2010, quando a dimettersi fu Piero Marrazzo, e si tornò al voto solo alcuni mesi dopo. «L’auspicio del Governo è che la decisione possa maturare ed essere adottata nell’ambito di un sereno e pacato confronto».
Deluse le aspettative dei deputati PD che, Gasbarra e Franceschini in testa, avevano chiesto un intervento forte del governo sulla governatrice affinché indicasse una data per il voto entro il prossimo mese di dicembre.
Sull’opportunità del voto è scoppiata anche una guerra delle cifre: il centro-destra enfatizza il costo organizzativo di diverse elezioni ravvicinate: politiche, amministrative, regionali. Il centro-sinistra risponde con una campagna in cui evidenzia il pericolo che finché la Polverini continuerà ad operare per l’ordinaria amministrazione senza poter assumere decisioni qualificanti vi è il concreto rischio di perdere occasioni e soldi, in forma di finanziamenti europei che il Lazio commissariato non sarebbe in grado di intercettare.
In particolare Enrico Gasbarra ha invitato la Cancellieri a una lettura più attenta delle norme di legge, suggerendo la possibile attivazione delle procedure previste dall’articolo 126 della Costituzione, che prevede lo scioglimento del Consiglio e la rimozione del Presidente di Giunta che abbia compiuto atti contrari alla Costituzione o per gravi violazioni di legge.
Ma se il governo tecnico ha stabilito proprio ieri la sospensione del consigliere Franco Fiorito, attualmente in carcere, è chiara la sua volontà di non intervenire direttamente in una disputa che è invece di natura fortemente politica.
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