ROMA - Prosegue tra i veleni il chiarimento interno al PDL del Lazio. E proseguono le indagini della Procura della Repubblica di Roma, che vuole vederci chiaro e ha inviato in mattinata alcuni uomini della Guardia di Finanza presso gli uffici della Regione Lazio e presso l'abitazione e lo studio anagnini di Franco Fiorito per acquisire documenti utili alle indagini sul «caso Fiorito»: centinaia di migliaia di euro che sarebbero stati utilizzati dell’ex-capogruppo PDL in Consiglio Regionale per fini personali.
Ma la riunione-fiume non ha prodotto alcun risultato tangibile, neppure la sospensione dal partito per Fiorito, che sembrava pressoché scontata alla vigilia, e che è arrivata solo oggi nei termini di una auto-sospensione che determina automaticamente la sua decadenza da segretario provinciale del partito.
La governatrice del Lazio, Renata Polverini, non ha accolto positivamente l’impaludamento interno al PDL: ha abbandonato la riunione contrariata chiedendo modifiche sostanziali alle modalità di finanziamento dei gruppi consiliari che impongano una riduzione dei costi della politica.
La mancata sospensione di Fiorito, nonostante l’assoluta gravità dei rilievi mossi, è stata politicamente imbarazzante per il PDL e per l’intera maggioranza alla Regione Lazio, che alla fine, resi impotenti dai contrasti interni, hanno deciso di rimpallare il caso al livello nazionale, al segretario nazionale Angelino Alfano che ha già convocato una riunione con i coordinatori Pallone e Piso.
L’impasse è legata alla scarsa consistenza delle accuse, o al possibile estendersi dello scandalo ad altri esponenti politici di spicco? E a questo punto Fiorito, travolto dallo scandalo e scaricato dai compagni di partito, sceglierà di difendersi (ha nominato Carlo Taormina) o proseguirà la strategia di queste prime ore di allargare il coinvolgimento nello scandalo ad altri?
Forse la risposta è proprio nelle molte carte acquisite dalla Finanza e da oggi al vaglio degli inquirenti.
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