ROMA - Indignazione popolare, indifferenza istituzionale. Ancora questo il quadro della situazione dopo l’ennesima manifestazione di protesta contro il monumento a Rodolfo Graziani voluto dall’amministrazione comunale di Affile per commemorare l’«illustre» concittadino. Alcune centinaia i partecipanti alla fiaccolata promossa dall’ANPI e dal locale Comitato Antifascista, scortati dal solito ingente schieramento di forze dell’ordine.
Ma dai rappresentanti del Governo Monti cala il velo dell’indifferenza rispetto ad una vicenda che ha suscitato indignazione a livello internazionale.
Spiega il deputato PD Andrea Sarubbi: «Il sottosegretario Cecilia Guerra – che pure alla fine ha tenuto a confessare il proprio “personale sconforto sul piano civile e morale” – ci ha spiegato che “alla Prefettura non era pervenuto nessun documento sulla volontà di intestare a Graziani un monumento”. In sostanza, nel progetto presentato alla Regione si parlava della “realizzazione di un parco pubblico, con annesso un piccolo museo, per ricordare i caduti di tutte le guerre e i soldati affiliani, tra i quali – appunto – il Maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani”».
E prosegue: «Non si prenderà nessuna iniziativa per abbatterlo, insomma, anche perché “la normativa vigente evidenzia un’assenza di competenza anche da parte della stessa Prefettura, trattandosi di intitolazione di un monumento a persona deceduta da più di dieci anni”».
L’on. Jean Leonard Touad, primo firmatario dell’interrogazione, prende le distanze: «La risposta del governo è stata burocratica ed inaccettabile - ha detto il deputato - questo sacrario sta avendo pesanti reazioni a livello internazionale e nella potente comunità africana».
Resta aperto il problema di dialogare con una comunità locale affilana sospettosa e in parte ostile alle proteste di chi proprio non riesce a vedere in Graziani un modello da celebrare, nella continuità del mito del «colonialismo buono» degli «Italiani, brava gente». Tra le proposte, quella di realizzare degli spettacoli nel corso della prossima estate per far passare più efficacemente il messaggio di condanna dell’esperienza fascista rispetto ad una contrapposizione sterile perché incapace di suscitare il dialogo e il confronto.
Concludiamo con le considerazioni di Sarubbi: «Per quanto riguarda le speranze che il mausoleo venga distrutto, mi pare ad occhio che la strada percorribile sia solo una: che il giudice ravveda l’apologia di fascismo (o comunque l’apologia di reato, visto il curriculum del macellaio Graziani) e ne preveda l’abbattimento. Sempre che, nel frattempo, non arrivi una rivolta popolare a prenderlo a picconate».
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